Apprendista stregone by Vari (Gianni Pilo)

Apprendista stregone by Vari (Gianni Pilo)

autore:Vari (Gianni Pilo) [Vari (Gianni Pilo)]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: horror, racconti, copertina
pubblicato: 1939-12-31T23:00:00+00:00


Le critiche del direttore a danno delle due statue erano pienamente giustificate, secondo ogni canone artistico. Su due basi di cemento, poste a due metri una dall'altra, le due statue si fronteggiavano. Una rappresentava un uomo, l'altra una donna, ed entrambe erano eseguite orribilmente.

L'abito della donna sembrava una specie di vestito da sera, ma le sue pieghe erano in parte nascoste dalla goffaggine con cui erano state riprodotte. Dei suoi tratti si distingueva poco; la faccia era stata modellata rozzamente. Solo protuberanze e cavità erano visibili nei punti in cui avrebbero dovuto esserci gli occhi, il naso e la bocca.

La figura maschile era sgraziata quanto l'altra. Solo dopo uno sguardo approfondito riuscimmo a capire che il suo abbigliamento voleva rappresentare un abito da sera. Come quella della donna, la sua faccia ricordava un volto umano quanto lo ricorda una maschera rozza.

«Mordieu... quel imparfait!» mormorò Jules de Grandin. «Dovevano proprio avere una grande fretta. Io stesso sarei stato capace di fare qualcosa di meglio».

Per un momento restammo a fissare quelle atrocità in cemento, poi attraversammo il prato e ci avvicinammo ad una tomba in parte aperta. I becchini avevano lasciato gli attrezzi accanto alla fossa, quando avevano smesso di lavorare, e de Grandin prese un piccone, lo soppesò un attimo tra le mani, poi si avvicinò alla statua femminile.

«Amici miei», annunciò, «qui finiscono le nostre ricerche. Regardez!».

La statua ondeggiò sulla base, quando egli la colpì con il lato piatto del piccone, aspettò un momento, poi colpì una seconda volta.

«Ehi, che diavolo volete fare?», esclamò il direttore. «Vi denuncerò alle autorità...».

«Calmatevi», lo blandì Costello. «Io sono un'autorità, e se lui vuole fare a pezzi quella statua, voi non lo fermerete. Capito?».

Il francese sollevò di nuovo il piccone e colpì con violenza le ginocchia della statua. Questa volta il cemento volò in pezzi. E dove le scaglie di cemento caddero, si rivelò uno strato di qualcosa di pallido e quasi incolore. Non c'era bisogno di un medico per sapere di che cosa si trattasse. Ogni matricola di anatomia riconosce al primo sguardo la carne di un cadavere.

«Buon Dio, signore, è lei?», sussultò Costello.

«Senza dubbio, è lei», rispose de Grandin. «È la Señora Gutierrez. E quella mostruosità», indicò l'altra statua con il piccone, «nasconde suo marito. Chiamate i vostri uomini, mon Sergent. Fate portare via queste cose spaventose e fatele rompere, poi ordinate di portare i cadaveri all'obitorio».

«Uhm, sapete che cosa ne hanno fatto dell'altro?», chiese il sergente.

«Il cameriere?» Il francese indicò la terra scavata di fresco che era tra le basi delle due statue. «Non posso affermarlo con certezza, ma sospetto che se scavate lì, lo troverete».



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